La guerra in Ucraina sta avendo conseguenze sempre più rilevanti anche nel settore auto, già in difficoltà. Negli ultimi anni la crisi dei chip ha rallentato la produzione e se prima della guerra si prevedeva che la carenza di semiconduttori avrebbe avuto effetti fino alla metà del 2023, adesso che l’Ucraina è stata invasa dalla Russia la situazione è ancora più complicata. Basti citare il caso degli stabilimenti BMW e Volkswagen in Europa che sono fermi a causa dell’interruzione delle consegne di componentistica prodotta in Ucraina, tra cui i cablaggi elettrici.
Allo stesso tempo sempre più case auto stanno interrompendo la produzione anche in Russia. Da un lato perché anche qui mancano le forniture necessarie per l’assemblaggio in fabbrica, dall’altro perché c’è la difficoltà nel sistema dei pagamenti che obbliga molti brand a sospendere la vendita di vetture in Russia (ricordiamo che la Russia è stata espulsa dalla rete della Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, SWIFT; Visa e Mastercard sono bloccate, così come i pagamenti con i sistemi digitali Apple Pay e PayPal).
A lanciare questo allarme due società di analisi e cioè JD Power e LMC Automotive che hanno rivisto al ribasso le stime di vendita per il 2022. Secondo tali società, l’anno in corso potrebbe chiudersi con la vendita di 85,8 milioni di veicoli leggeri, pari a circa 400 mila unità in meno di quanto preventivato prima dello scoppio del conflitto. Ovviamente, le due società di analisi avvertono che questa stima potrebbe variare e dunque anche peggiorare, a seconda dell’evolversi del conflitto.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha causato non solo un dramma umanitario, ma rischia di compromettere l’economia europea e penalizzare alcuni settori come quello automobilistico. Si tratta di un comparto già in notevole difficoltà, alle prese con una complessa transizione verso la mobilità sostenibile e la crisi provocata dalla pandemia.
Le aziende automotive devono inoltre affrontare il problema della carenza di semiconduttori, con il ripristino delle forniture che non dovrebbe avvenire prima del 2023. In questo contesto si è inserita purtroppo anche la guerra russo-ucraina, con molteplici effetti che rischiano di causare un danno significativo all’industria automobilistica europea.
Una delle criticità è rappresentata dalla chiusura degli stabilimenti produttivi in Russia. Molte case stanno interrompendo la produzione nel Paese, tra cui Volkswagen e BMW, sia per una questione etica in risposta al conflitto sia per motivi operativi, come le restrizioni ai pagamenti applicate alla Russia dalla comunità internazionale e la mancanza di forniture.
Anche Hyundai ha sospeso la produzione di auto in Russia, mentre Honda ha interrotto le esportazioni verso il Paese dei veicoli prodotti negli Stati Uniti. Decisioni analoghe sono state prese da Porsche, Nissan, Volvo, Toyota e Renault, mentre Suzuki e Stellantis hanno sospeso l’attività di import ed export con la Russia a tempo indeterminato.
Tra le conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina ci sono gli effetti nel campo della mobilità elettrica, al centro del percorso di transizione verso la green mobility. Il settore già non stava vivendo un ottimo momento, soprattutto per via del chip shortage, considerando che le auto elettriche richiedono un elevato numero di semiconduttori e microchip per gestire le avanzate elettroniche di questi veicoli.
Inoltre, bisogna tenere conto della strategia intrapresa dall’Unione Europea con la messa al bando delle auto endotermiche entro il 2035. Molte case automobilistiche hanno scelto perfino di anticipare questa data, dichiarando l’intenzione di produrre solo veicoli green entro il 2030, un obiettivo che le recenti tensioni geopolitiche rischiano di rendere inviabile.
La guerra ad Est ha fatto emergere anche un’altra questione legata all’energia, ovvero la necessità di aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili per alimentare una domanda elettrica in continuo aumento. Le auto elettriche sono convenienti per il portafoglio e l’ambiente, solo quando l’energia utilizzata è green e pulita, altrimenti si perdono molti dei benefici che questi veicoli sono in grado di offrire.
Il conflitto bellico da un lato ha causato rincari pesanti delle materie energetiche, dall’altro però potrebbe accelerare la transizione energetica verso le fonti sostenibili. La necessità di svincolarsi dal gas russo, infatti, sta spingendo i Paesi UE a cercare delle alternative, soluzioni che se nel breve termine sono state individuate in nuovi fornitori in Africa e in Nord America, nel lungo periodo saranno inevitabilmente le fonti di energia verde.
Benché notoriamente non sia un Paese considerato rilevante per il settore auto, al contrario l’Ucraina ha un ruolo importante nel mercato automotive. I fornitori ucraini producono molte componenti per l’industria automobilistica, tra cui cablaggi e gas neon, ma anche materie prime fondamentali come l’acciaio, lo zircone e le sabbie minerali.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore , la crisi tra Russia e Ucraina potrebbe comportare fino a 1,8 milioni di auto in meno per il settore automotive. Quattroruote, invece, distacca come il 70% della produzione di neon sia realizzata in Ucraina, essenziale per il funzionamento dei macchinari che servono per la produzione dei semiconduttori.
La guerra in Ucraina, dunque, potrebbe non solo peggiorare la crisi delle forniture per le aziende automobilistiche, in particolare di semiconduttori, ma prolungare le carenze di questi componenti fondamentali ben oltre il 2023. A tutto ciò bisogna aggiungere il colpo economico inferto all’industria automotive, sottraendo risorse indispensabili all’innovazione e alla transizione ecologica.
Gli effetti della guerra tra Russia e Ucraina si ripercuoteranno su tutta la filiera del settore auto, secondo l’allarme lanciato da Aniasa, l’Associazione nazionale dell’industria dell’autonoleggio, della sharing mobility e dell’automotive digital.
A marzo le immatricolazioni di autoveicoli in Italia sono crollate del 29,7% rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il calo è addirittura del 38,5% in confronto a marzo 2020.
L’Aniasa ha lanciato anche un allarme sul settore del car rental , in quanto l’assenza di automobili e la crisi dei chip stanno riducendo anche il numero di veicoli per l’autonoleggio. L’effetto peggiore si riscontra nel noleggio a breve termine, in particolare in riferimento al periodo estivo che coincide con un aumento stagionale delle richieste di vetture a noleggio per le vacanze.
Le imprese europee del settore potrebbero non avere scelta ed essere costrette a rivolgersi all’Asia, specialmente alla Cina, per garantire forniture adeguate alla domanda dei clienti. Si tratta di un trend che potrebbe essere irreversibile, come sottolineato dal direttore generale di Aniasa Giuseppe Benincasa, qualora i costruttori europei non cambieranno rapidamente strategia.
Per il momento il noleggio a lungo termine si sta dimostrando più resiliente, grazie a una maggiore durata dei contratti e una pianificazione che può essere gestita con margini più ampi. Ciò vale soprattutto per le aziende che hanno adottato strategie di business più strutturate e previdenti, ad esempio diversificando i fornitori e differenziando l’offerta di veicoli in termini di alimentazione e soluzioni di mobilità.
Ad ogni modo, è innegabile come il conflitto bellico stia causando e comporterà in futuro delle conseguenze importanti per il mercato automobilistico.
Per risolvere questa crisi è necessario uno sforzo congiunto pubblico e privato, per tutelare un settore strategico per l’occupazione e lo sviluppo di un’economia europea sostenibile incentrata sulla mobilità elettrica integrata.
A compensare la carenza di auto nuovee ci pensa il mercato delle auto usate si conferma il canale preferito dagli italiani. Chiuso il 2021 con il segno più (+13,2% sul 2020, fonte ACI), ha recuperato quasi totalmente il terreno perso rispetto al 2019 (-2,3%). E anche per il 2022 arrivano segnali positivi.
A questo risultato, spiega il comunicato dell’Osservatorio AutoScout24, ha contribuito in parte la crisi dei microchip che ha colpito il mercato delle auto nuove.
Si tratta di un dato importante, segnala l’Osservatorio, considerando che nel 2022, quasi due utenti su dieci che hanno intenzione di acquistare un’auto usata dichiarano di farlo soprattutto per la difficoltà nelle consegne di vetture nuove.
Negli ultimi anni, il settore automotive è stato testimone di una profonda trasformazione, spinta in…
Negli ultimi anni, il concetto di mobilità ha subito una trasformazione significativa grazie all'avvento di…
Nel panorama globale odierno, l'industria automobilistica sta vivendo una trasformazione senza precedenti, guidata dalla necessità…
Il rinnovo della patente di guida è una tappa importante per tutti i conducenti, che…
L'evoluzione delle preferenze cromatiche nel settore automobilistico rispecchia, in molti modi, le tendenze culturali e…
Acquistare un'auto è spesso un passo importante nella vita di molte persone, rappresentando non solo…