Sai quell’auto dello zio che custodisci in garage da tantissimo tempo e a volte pensi di portare in discarica? Prima di farlo pensaci bene, perché potrebbe essere un’auto d’epoca e godere di parecchi benefici.
Il settore dei veicoli d’epoca è una nicchia molto solida e interessante. Gli appassionati di restauro spesso custodiscono dei veri e propri gioielli. Un pezzo di storia da conservare gelosamente, ma che puoi mettere in mostra nei diversi raduni per appassionati organizzati in Italia e nel mondo.
Ma esattamente quando un veicolo diventa d’epoca? Quali requisiti deve avere, e soprattutto quali sono i vantaggi di tale certificazione? Le leggi italiane sono cambiate negli ultimi anni, soprattutto dopo l’entrata in vigore della Legge di Stabilità 2015. Non solo: per quanto riguarda ad esempio il bollo auto, non tutte le regioni sono allineate e quindi occorre prestare attenzione per capire quali sono i requisiti e i pagamenti da effettuare.
Quali sono le caratteristiche che un’automobile deve avere per diventare d’epoca? Essenzialmente riguardano quattro punti:
Consideriamo il primo punto, ovvero è l’anno di costruzione. É questo infatti l’indicatore temporale di riferimento e non, come erroneamente si pensa, la data della prima immatricolazione. Ad oggi un’automobile per essere d’epoca deve essere stata costruita almeno 30 anni prima della data di iscrizione al registro ASI (Automotoclub Storico Italiano).
Attenzione però: non basta che l’auto sia stata costruita almeno 30 anni fa. Il veicolo deve infatti essere compreso nell’elenco di 340 modelli stilato dalla Legge di Stabilità del 2015.
Inoltre le condizioni dell’auto devono essere ottimali e soprattutto devono essere fedeli al modello originale, ovvero quello costruito almeno 30 anni prima. Insomma, l’anno di costruzione non è tutto.
Possono essere certificate auto d’epoca sia le automobili correntemente iscritte al PRA (Pubblico Registro Automobilistico) sia quelle che sono state radiate e quindi non dispongono dei documenti in regola per circolare su strada. In questo caso il proprietario dell’auto dovrà redigere una dichiarazione, che sostituisce di fatto l’atto notorio, in cui deve attestare lo stato di conservazione attuale del mezzo. Successivamente il veicolo sarà nuovamente targato e quindi potrà circolare su strada.
Oltre al prestigio di possedere un’auto con certificazione d’epoca, i benefici sono burocratici ma soprattutto economici. Per quanto riguarda l’assicurazione, la maggior parte delle compagnie offre una soluzione agevolata per i veicoli d’epoca, senza dubbio inferiore rispetto all’assicurazione di un veicolo standard.
Ancora più conveniente la questione relativa al bollo: le auto d’epoca sono esentate dal pagamento del bollo, a condizione che siano state costruite 30 anni prima della data di iscrizione al registro ASI.
Fino al 2015 bastavano 20 anni, ma la Legge di Stabilità di quell’anno ha cambiato le carte in tavola. Occorre però ricordare che non tutte le regioni italiane si sono adeguate, quindi è bene consultare prima il proprio ufficio regionale ACI per capire i termini di pagamento per i veicoli che hanno dai 20 ai 29 anni “di età”.
La revisione per le auto d’epoca è identica a quella prevista per le auto normali: ovvero dopo quattro anni dalla prima immatricolazione e successivamente ogni due anni.
Si può circolare su auto d’epoca in caso di precise manifestazioni o raduni, mentre quelle iscritte al registro ASI possono circolare su strada nel pieno rispetto delle normative vigenti. Un piccolo esempio: dato per scontato che tutte le automobili d’epoca rientrano nella categoria “Euro 0”, in caso di blocco del traffico riservato ai veicoli inquinanti, queste auto non potranno circolare, a meno che non siano state emanate apposite e specifiche eccezioni.
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